sabato 30 agosto 2014

Apriamo una parentesi. La Svezia vista con gli occhi del Cinema Italiano : i film, gli attori, le canzoni e alcune curiosità




Il mio è un Blog che si occupa di canzoni, di cover in particolare, di tutto ciò che, musicalmente parlando, rappresenta un ideale ponte che unisce il nostro paese alla Svezia. Ecco perchè può sembrare fuori luogo che, in questo post, mi occupi di cinema. Può sembrare, ma non lo è. Cominciamo col dire che musica e cinema vanno comunque a braccetto e poi, penso fermamente, che sia molto istruttivo analizzare in quale maniera il cinema italiano ha guardato a un paese così diverso dal nostro.
Molte volte noi italiani ci arrabbiamo quando, all'estero, ci etichettano con i soliti clichè stereotipati, il solito sole-pizza-mandolino, la convinzione che vuole tutti gli italiani mammoni, per non parlare dell'italiano secondo Hollywood, mafioso con i capelli impomatati, elegante di una eleganza "tamarra", goffo, tarchiato, spesso grasso, quasi sempre di origine meridionale e alquanto ignorante, ma non tanto da non apprezzare le opere liriche. Si potrebbe obiettare che accanto a questi stereotipi negativi ve ne sono altri positivi (pochi, a dire il vero), come quello che ci vuole grandi amatori, degni eredi di Rodolfo Valentino.  Tony Soprano riassumerebbe bene un pò tutto quello che ho elencato.


L'attore italo americano
 James Gandolfini nei panni
di Tony Soprano
In realtà anche noi cadiamo nel solito errore quando descriviamo gli stranieri, mettendo in evidenza difetti e aspetti negativi o esagerando caratteristiche che a noi risultano difficili da capire.
Alla regola non sfugge nemmeno la Svezia e proprio il cinema ci da occasione per analizzare meglio tutto il nostro immaginario collettivo sulla Svezia e gli Svedesi (ma forse qui sarebbe più giusto dire "le Svedesi").

Sinceramente non conosco bene quale era la visione che gli Italiani avevano della Svezia prima degli anni '60, un paese che doveva sembrare lontanissimo anche geograficamente. Il cinema aveva il merito di far conoscere qualcosa di quei paesi lontani e poco conosciuti, anche attraverso la vita e la carriera di alcuni divi diventati famosi grazie al cinema.

Greta Garbo, "la Divina"
Greta Garbo, con la sua algida bellezza, avrà fatto battere molti cuori anche da noi e avrà fatto sognare tante ragazze che speravano di imitarne le sue fortune. Ma essa era una diva vista da lontano (venne in Italia solo da turista), una creatura di "divina" bellezza, vagheggiata attraverso l'alone del mito. Invece, nel dopoguerra, un'altra grande attrice svedese aveva conquistato la grande popolarità in Italia, non solo per la sua bravura e la sua bellezza, ma anche perchè legata sentimentalmente al grande Roberto Rossellini, regista di alcuni grandi film di cui lei stessa era la protagonista.
Greta Garbo e Ingrid Bergman, due grandi attrici e due belle donne. Ma la loro bellezza aveva una "sobrietà" di fondo, tutta nordica, tale da accendere più l'ammirazione in loro che ardori di altro tipo, che rifletteva l'immagine di un paese di provenienza austero e autorevole.
Ma negli anni '60 le cose cambiano radicalmente e proprio il 1960 è un anno che rappresenta il punto di cambiamento di un certo modo di vedere e considerare la Svezia determinando il nascere di alcuni luoghi comuni che sono sopravvissuti e pervenuti, più o meno intatti, fino ai nostri giorni. Ma andiamo per ordine.
Max Von Sydow
Gli anni del dopoguerra sono anni di gran fermento, in Italia, in campo cinematografico. Una delle poche eredità positive del fascismo, erano gli studi di Cinecittà a Roma che, dopo anni di cinema di propaganda di regime, avevano trovato nuovo impulso dalla bravura di alcuni registi che, in breve tempo, avrebbero dato il via a una stagione irripetibile del cinema Italiano, il Neorealismo. Negli anni '50 affermati registi e divi di Hollywood vengono a Roma a girare film entrati nella storia. In questo post mi occuperò di alcune attrici svedesi che non si limitarono a girare qualche film in Italia, ma che stabilirono con il nostro paese un legame profondo e duraturo nel tempo. Diverso è il discorso per gli attori uomini svedesi. Nessuno di essi ha realmente avuto un rapporto stretto con l'Italia e il cinema Italiano e solo la leggenda vivente Max Von Sydow, interprete magistrale di tanti film di Ingmar Bergman, fu interprete negli anni '70 di alcune pellicole italiane impegnate, come Cadaveri eccellenti (1976) di Francesco Rosi, "Cuore di cane" (1976) di Alberto Lattuada, "Il deserto dei Tartari" (1976) di Valerio Zurlini e "Gran bollito" (1977) di Mauro Bolognini.



LE ATTRICI


Märta Torén
Una delle prime attrici famose ad arrivare in Italia nel dopoguerra, è Märta Torén (Stoccolma, 25 Maggio 1926 - 19 febbraio 1957) che si era affermata ad Hollywood, dove il suo nome aveva perso la dieresi, diventando semplicemente Marta Toren. Stabilitasi in Italia, girò film di grande successo, ma nel 1957, a soli 30 anni, morì a causa di una emorragia cerebrale. Oltre a essere stata la prima attrice svedese adottata dal nostro paese, ha un altro motivo per cui merita di essere ricordata. Pochi infatti sanno che Sophia Loren (nome d'arte di Sofia Villani Scicolone), deve il suo nome d'arte proprio all'attrice svedese. Fu, infatti, il produttore Goffredo Lombardo a darle il nome Loren ispirandosi alla diva svedese (a Hollywood le attrici svedesi erano in gran voga a quell'epoca), limitandosi a sostituire la lettera iniziale T con la L e così nacque Sophia Loren, a tutt'oggi l'attrice italiana più famosa nel mondo. Ma c'è un'altra curiosità che lega Sophia Loren alla Svezia. Sua madre, Romilda Villani,  nel 1932 vinse un concorso per andare a Hollywood come sosia di......Greta Garbo ! Ma al momento di partire scoprì di essere incinta proprio di Sofia e dovette rinunciare.



Sophia Loren
Romilda Villani, madre della Loren















INGRID BERGMAN

Nel frattempo, a Hollywood, un'altra diva svedese aveva conquistato il pubblico di tutto il mondo e il suo nome era Ingrid Bergman.
Nata a Stoccolma il 29 Agosto 1915, unica figlia di Justus Samuel Bergman, pittore e fotografo svedese, e dell'ebrea tedesca Friedel Adler, divenne famosa con il film "Intermezzo" del 1939 e ben presto diventò una delle dive più acclamate del cinema mondiale e una delle stelle di Hollywood. Quando era in America aveva avuto modo di vedere due film che le avevano lasciato un'enorme emozione, "Paisà" e "Roma città aperta" del regista italiano Roberto Rossellini, che la indussero a scrivere una lettera dove si proponeva di lavorare con lui, manifestando tutto il suo entusiasmo. La lettera conteneva una frase diventata in seguito famosa : "« ... Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo "ti amo", sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei... ». Con Rossellini, legato sentimentalmente ad Anna Magnani, girò "Stromboli, terra di Dio" (1950), "Europa '51" (1952), "Viaggio in Italia" (1953), un episodio del film "Siamo donne" (1953), "La Paura" (1954) e "Giovanna d'Arco al rogo" (1954). I due divennero compagni nella vita e la loro storia fece scandalo, in quanto la Bergman, sposata con un dottore di nome Lindström, dal quale aveva avuto una figlia, rimase incinta del regista. Lo scandalo fu enorme soprattutto in America, tanto da essere definita "Hollywood's apostle of degradation" (L'apostolo della degradazione di Hollywood). Dopo aver dato alla luce Robertino la coppia ebbe altre due figlie, le gemelle Isotta Ingrid e Isabella (quest'ultima giornalista e attrice). L'attrice dopo varie peripezie per un cancro al seno, morì a Londra nel giorno del suo sessantasettesimo compleanno, il 29 Agosto del 1982.

Roberto Rossellini e Ingrid Bergman




ANITA EKBERG

Nel 1959 il regista Guido Brignone riesce a scritturare per un suo modesto film, "Nel segno di Roma", l'attrice svedese Anita Ekberg, già affermatasi a Hollywood, dopo aver vinto il titolo di Miss Svezia nel 1950. Kerstin Anita Marianne Ekberg, nata a Malmö il 29 Settembre del 1931, aveva cominciato ad avere un buon successo ad Hollywood e, probabilmente, mai avrebbe immaginato che quel suo viaggio in Italia, le avrebbe segnato irreversibilmente la vita. Notata da Federico Fellini ottiene la parte di Sylvia nel film "La Dolce Vita" (1960) e diventa subito una icona del cinema mondiale. Inutile dire che, la sua bellezza dirompente, le sue forme giunoniche, hanno l'effetto di una bomba H fra il pubblico Italiano, specie di sesso maschile, dando, probabilmente origine, al mito della donna "svedese" nel nostro paese. Fellini la dirigerà ancora nel 1962 in un episodio surreale e divertente di "Decameron'70", al fianco di Peppino De Filippo e intitolato "Le tentazioni del Dott. Antonio". Successivamente, ancora con Fellini fece la parte di se stessa ne "I Clowns" (1970) e "Intervista" (1987). Dalla metà degli anni '60 risiede stabilmente nel nostro paese, pur continuando a girare film in Italia e all'estero. Giunta all'età di 83 anni, Anita vive in una casa di riposo nei dintorni di Roma, sola, malata e in quasi povertà, tanto che, nel 2011, lanciò un accorato appello di aiuto che commosse l'opinione pubblica italiana.





Anita Ekberg in una scena
de "La Dolce Vita"
Anita Ekberg e Peppino De Filippo
nell'episodio del "Decameron '70"












Alcuni dei dischi della colonna sonora de "La Dolce Vita"












JANET AGREN

Janet Agren (Landskrona, 6 Aprile 1949) è un'attrice svedese adottata dall'Italia sin dal 1968 quando fece l'esordio cinematografico in un film diretto da Luciano Salce, "Colpo di Stato", abbandonano la sua precedente professione di modella e, da allora, è rimasta sempre qui da noi girando numerosi film, fra i quali "Il giovane normale" di Dino Risi e "La più bella serata della mia vita" (1972) di Ettore Scola, al fianco di Alberto Sordi. Ma la popolarità di Janet Agren (il suo nome, per ragioni misteriose, veniva pronunciato alla francese), diventerà grandissima alla metà degli anni '70, con tutta una serie di commedie sexy all'Italiana che andarono avanti fino ai primi anni '80, quando iniziò un sodalizio artistico al fianco di Lino Banfi, "L'onorevole con l'amante sotto il letto" (1981), "Ricchi, ricchissimi, praticamente.....in mutande" (1982) e "Il pelo della discordia", un episodio inserito nel film "Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio" (1983). Discreto successo ottenne anche un film con Paolo Villaggio, "Sogni mostruosamente proibiti" (1982). Da segnalare anche il successo televisivo ottenuto con lo sceneggiato a puntate "L'amaro caso della Baronessa di Carini" (1975) e uno show su Rai 2 al fianco di Lino Banfi "Se Parigi....." del 1982


Janet Agren e Alberto Sordi nel film
"La più bella serata della mia vita"
Janet Agren e Lino Banfi in una delle tante commedie
sexy all'italiana girati dall'attrice svedese




Janet Agren ancora con Lino Banfi


Janet Agren e Ugo Pagliai nello sceneggiato TV
"L'amaro caso della Baronessa di Carini" del 1975
Janet Agren e Paolo Villaggio in una scena del film
"Sogni mostruosamente proibiti"


Janet Agren
Una giovanissima Janet Agren





























I FILM ITALIANI SULLA SVEZIA

Il 1960 è un anno importante per capire meglio un certo modo di vedere la Svezia, paese da sempre considerato di grande benessere, di egualianza sociale e di parità dei sessi e caratterizzato da una libertà di costumi che abbraccia anche la sfera sessuale. Almeno così doveva apparire la Svezia agli occhi degli Italiani del tempo, ancora troppo provinciali e cresciuti con una morale cattolica che sconfinava nel bigottismo. Inutile dire che "La Dolce Vita" ha delle responsabilità (se così le vogliamo chiamare) in tal senso. La prorompenza di Anita Ekberg ha dato il là al mito della donna svedese e a tutta una serie di esagerazioni e luoghi comuni che hanno "falsato", almeno in parte, il punto di vista di molte generazioni di italiani che incentravano tutta la loro attenzione sul mondo femminile svedese piuttosto che sulla Svezia nella sua interezza.

Non è un caso che, proprio nel 1960, dopo il successo de "La Dolce vita" esce nelle sale un film intitolato "Le Svedesi", regia di Gian Luigi Polidoro. Vengono scritturate tre attrici svedesi, Christina Granberg, Eva Hjort e Charlotte Sundell.
Sia il film che le tre attrici, non lasciarono un segno indelebile nel nostro paese, ma è curioso vedere con quanta enfasi furono accolte le tre attrici al loro arrivo a Ciampino, proprio come tre dive, come testimoniano alcune belle foto dell'Istituto Luce che documentano tutte le fasi dell'avvenimento.























La trama del film :


"Fabrizio, Peppino e Alessio partono per la Svezia, in cerca di avventure sentimentali e per un po' di commercio clandestino. Quivi giunti incontrano Alberto, il quale mette a disposizione dei suoi connazionali la propria esperienza e il proprio ufficio. Alessio, invitato a casa da una ragazza incontrata per strada, viene in seguito scacciato perché tenta di pagarla come una prostituta. Fabrizio, raccontando molte fandonie, riesce a trascinare Ingrid, una donna poliziotto, nell'appartamento di Alberto, ma qui si tradisce, allorché s'accorge di essere stato derubato della merce, e viene denunciato. Alberto ha rubato la merce per poter pagare i suoi debiti e riavere il passaporto; ed ora è ripartito per l'Italia. Peppino incontra Anita in una sala da ballo e l'accompagna a casa, dove gli viene data ospitalità. Il mattino seguente i genitori della ragazza vogliono ringraziarlo, ma il giovanotto, pensando per diverse circostanze che lo costringono a sposarla, fugge. Tuttavia, quando gli amici ripartiranno per l'Italia, egli rimane in Svezia."
Film raramente trasmesso in tv e di difficile reperibilità.


Nelle foto sotto Eva Hiort, Cristina Granberg e Anne Charlotte Sundell accolte all'aeroporto di Ciampino come grandi dive. Nella foto centrale si può vedere un Franco Interlenghi già calato nella parte del seduttore 








Nel 1963 Alberto Sordi propose, al produttore Dino De Laurentiis, un film che avrebbe voluto girare in Svezia, incentrato sul viaggio di affari di un italiano di mezza età allettato dall'idea di quanto letto su una guida di viaggio « Le ragazze non ti chiederanno chi sei, quanti anni hai, se hai moglie o figli, non ti faranno sciocche domande. Una di loro ti prenderà per mano, ti porterà nella sua stanza, accenderà due candeline, ti guarderà negli occhi in silenzio... E in quello sguardo profondo e misterioso, comprenderai che, prima di allora, non eri mai stato un uomo felice ». Anche se il film aveva l'ambizione di documentare più aspetti della società svedese finisce, inevitabilmente, per prenderne in esame solo uno : le donne. Evidentemente Sordi aveva visto il film "Le Svedesi", visto che propose di affidare il suo film, allo stesso regista, Gian Luigi Polidori. Il film fu girato quasi improvvisando senza avere, cioè, un copione scritto. Il film, intitolato "Il Diavolo", vinse l'Orso d'Oro al Festival del Cinema di Berlino mentre, Alberto Sordi, fu premiato con un Golden Globe e la pellicola ottenne la nomination come miglior film straniero. Sicuramente, qualche volta, scade nei soliti luoghi comuni ma, nel complesso è un bel film che a me piace molto per l'atmosfera che riesce a creare, riuscendo a cogliere comunque delle sfumature su una certa filosofia di vita e su un certo modo di essere del popolo svedese. Molto bello il finale con una specie di autoscontro su un lago ghiacciato, che vede l'auto con Alberto Sordi, guidata da una ragazza appena conosciuta, finire dopo uno scontro, in una parte di lago con il ghiaccio che sta per rompersi. Dopo l'iniziale panico di Amedeo al quale fa da contraltare l'assoluta calma della ragazza, vi è una sequenza fatta di sguardi e di silenzi, esaltati dal bianco e nero della pellicola che, secodo me, riesce a dare per qualche istante la migliore descrizione della way of life svedese. 


Alcune locandine del film



 







Solo pochi fotogrammi del film
 per una sconosciuta Britt Ekland
C'è una curiosità legata a questo film; nella sequenza girata alla stazione ferroviaria di Stoccolma, dove Amedeo (Sordi) va a verificare di persona se è vero quanto gli è stato raccontato e cioè che giovani donne svedesi aspettano i treni che arrivano dall'Italia nella speranza di conoscere qualche uomo, per qualche fotogramma si vede una giovanissima e semidebuttante Britt Ekland.
La parte più fastidiosa del film, invece, è la sequenza girata in un locale di Stoccolma, una specie di bar, chiamato Triumf, frequentato, secondo quanto raccontato da qualcuno ad Amedeo, da giovani donne in cerca di compagnìa di uomini italiani, soprattutto meridionali, di una bruttezza quasi grottesca che, puntualmente, riescono a rimorchiare donne altissime, biondissime e bellissime, qualcosa che fa tornare alla mente la Bella e la Bestia. Anche Amedeo riesce a conoscere una ragazza disposta a seguirlo in albergo, ma la abbandonerà immediatamente dopo averle chiesto l'età : 13 anni !

Trama del film :

"Entusiasta per le prospettive galanti di un soggiorno in Svezia, dopo aver letto un dépliant pubblicitario, un italiano di provincia va a Stoccolma per affari. Si sente un diavolo in mezzo a innocenti e disponibili fanciulle in fiore. E va regolarmente in bianco. Prodotto con pochi mezzi da Dino De Laurentiis, scritto da Rodolfo Sonego con un largo margine di improvvisazione, fatto di cose filmate da Polidoro nelle due ore e mezza di luce nella Stoccolma invernale (con riprese clandestine di Aldo Tonti durante la cerimonia dei premi Nobel), "ne venne fuori il loro film più ispirato e premiato" (T. Sanguineti). Orso d'oro a Berlino e grande successo negli USA: finalmente qualcuno aveva raccontato la Svezia non con l'ottica di Bergman, ma com'era in realtà. Tiepide accoglienze in Italia per la sua sottile presa in giro del gallismo italico."


Gunilla Elm-Tornkvist
Sordi e Gunilla Elm-Tornkvist





Il primo impatto di Amedeo (Sordi) con
una svedese sul treno per Stoccolma
Un dolce risveglio il giorno di Santa Lucia
Fuori dal Kaffé Triumf Amedeo osserva
un piccolo italiano con una alta vikinga




In albergo con Ulla
Sul lago ghiacciato




Una locandina del film

Memorabile la recensione del film fatta da mario Soldati sul giornale "Il Giorno" del 4/5/1963 :
""[...] E' una piacevole scorribanda per la Svezia [...]. E sorprende, affascina, trascina dolcemente nel seguito delle splendide immagini di Aldo Tonti [...]. E' anche una potente, spietata demistificazione della Svezia [...]. Alberto Sordi [...] sorridendo, senza sforzi, apre gli occhi agli ingenui italiani e, speriamo, anche agli ipocriti svedesi [...]". 

Seguendo una moda in voga negli anni '60 il film "Svezia Inferno e Paradiso"(1968) è una specie di ibrido, a metà strada fra il documentario e il film inchiesta. Si vedono vari aspetti della società svedese commentati dalla voce fuori campo di Enrico Maria Salerno. La pretesa del regista, Luigi Scattini, era quello di far conoscere un modello di società avanzata, libera da retaggi culturali condizionanti e dogmi morali e religiosi. In realtà, il film, finisce per ottenere l'effetto contrario, evidenziando soprattutto aspetti negativi, come l'uso di droghe, stupri alla luce del giorno e altre nefandezze, con commenti spesso fuori luogo e facendo finta che, nel nostro paese, certe cose non accadano. Un film che non riesce a dare non solo un quadro veritiero di cosa era la Svezia nel 1968, ma nemmeno verosimile, incrementando tutto il campionario esistente dei più beceri luoghi comuni sulla Svezia. Ovviamente, una parte consistente del film, viene dedicato a tutto quello che attiene il sesso con una attenzione quasi morbosa, il tutto filtrato da una ipocrita morale italica che riduce il film al rango di semplice curiosità.
Va detto che, nonostante tutto, il film ottenne un buon successo anche fuori dall'Italia e, in particolar modo, negli Stati Uniti, grazie anche alla colonna sonora di Piero Umiliani, l'unica cosa veramente azzeccata del film, soprattutto il brano "Mah-na Mah-na", una specie di tormentone che sarebbe stato adottato anche come sigla del Muppet Show.



Alcune locandine del film in varie lingue

















 Alcune scene del film documentario




 


Il disco con la Colonna sonora del film















Il Libro



Alcune copertine del disco con la colonna sonora di Piero Umiliani, dal quale fu tratto il singolo "Mah-na Mah-na"












  









"Mah-na Mah-na" divenne la sigla anche del Muppet Show




Un film da menzionare è "Un detenuto in attesa di giudizio" diretto da Nanni Loy e interpretato da Alberto Sordi. Il film è un impietoso ritratto della situazione carceraria del nostro paese e delle mostruosità di una burocrazia tentacolare che coinvolge l'ignaro Giuseppe Di Noi (Alberto Sordi), in una sorta di inferno dantesco. Ingiustamente imprigionato per un errore burocratico, il protagonita subisce ogni sorta di umiliazione prima di tornare libero. Nel film viene messo duramente a confronto questo deprimente aspetto della realtà italiano con la Svezia, paese nel quale Di Noi si è felicemente trasferito e dove si è  inserito con successo nel mondo del lavoro come stimato professionista e dove ha messo su famiglia sposando una svedese. Il film comincia proprio facendo vedere le fasi della partenza di Giuseppe, di sua moglie (Elga Andersen) e dei suoi due figli, per una vacanza in Italia. Il confronto fra le scene iniziali del film e quello che si vede successivamente, una volta arrivato in Italia, è impietoso.



Sordi in carcere
Il protagonista umiliato in catene
Elga Andersen, la moglie svedese
del protagonista



Bisogna aspettare il 1991 per trovare un altro film italiano che parli di Svezia. Si tratta di "Ett Paradis utan biljard" (Un paradiso senza biliardo) ed è la storia, ambientata negli anni '50, di un giovane italiano che raggiunge un amico in Svezia con l'aspettativa di una vita migliore e di un lavoro sicuro. Il film di Carlo Barsotti ha un cast discreto ed annovera Paolo Migone e Giacomo Poretti. Si tratta di un film gradevole dove la Svezia, ad ogni modo, fa solo da cornice a un nostalgico ricordo di situazioni e persone lasciate in Italia.


Le locandine e un paio di scene del film










 






THE HALL OF.....SHAME


Esiste, purtroppo, un "filone" cinematografico (non solo italiano)sulle donne svedesi viste, unicamente, come oggetti sessuali e non ho trovato di meglio che intitolare questa sezione del post, "La galleria della vergogna". Una produzione numericamente ragguardevole di film di cattivo gusto, prevalentemente degli anni '60 e '70, che amplifica a dismisura questo clichè evidentemente profondamente radicato nell'immaginario collettivo italiano di quell'epoca. L'elenco fotografico che segue è più eloquente di qualsiasi parola io possa spendere su questo imbarazzante aspetto.




































FILM E VIDEO



"Il Diavolo"
Uno spezzone del film




"Svezia Inferno e Paradiso"
Spezzone del film



Il video con la canzone "Mah-na Mah-na"
sulle musiche di Piero Umiliani



"Un detenuto in attesa di giudizio"
Film completo



"Un Paradiso senza biliardo" - Trailer



"L'amaro caso della Baronessa di Carini" - 1° episodio
completo. Gli altri sono reperibili su Youtube

















 Enzo Bellocchio